Autunno 2022 – La vendemmia e le calamità dei territori mediterranei

Caro amico,

Devi sapere che la vendemmia 2022 da un punto di vista agronomico era partita con ottimi propositi. Davvero fantastici. L’autunno scorso aveva portato abbondanti piogge che avevano rifocillato i terreni arsi dall’estate del 2021. L’inverno scorso è stato mite, proprio quelle piogge hanno dato un ottimo impulso ai sovesci che sono cresciuti rigogliosi e folti, apportando un’ottima quantità di materia organica ai suoli.

Le viti di moscato sono state le prime a germogliare, nella prima settimana del mese di marzo. Aprile è stato un mese con una magnifica luce che ha dato un’ottima spinte alle viti, è allora che abbiamo iniziato i trattamenti con lo zolfo di miniera in polvere, durante la stagione appena per quattro volte nei vigneti di uve bianche e per tre negli appezzamenti di uve rosse. Il mese di maggio è stato abbastanza caldo e secco, senza alcun problema durante il periodo della fioritura. Le temperature sono state alte alla fine del mese di giugno, situazione che però non ha compromesso la sanità dei grappoli né l’allegagione delle uve. Fin qui tutto bene…

L’inizio di agosto è coinciso con alcune piogge leggere e con un aumento dell’umidità, cosa che ha creato le condizioni per lo svilupparsi e il diffondersi in maniera incontrollata di un insetto che ha segnato fortemente la vendemmia 2022 in tutta la nostra zona. La cicalina africana (Jacobiasca lybica) è una specie mediterranea, dannosissima alle colture di cotone in Egitto e Sudan, di solanacee in Israele e nota anche per i suoi attacchi alla vite in Nord Africa, Spagna, Cipro, Sardegna e Sicilia. I danni causati da questo minuscolo insetto sono dovuti alle punture di suzione sulle nervature principali e secondarie delle foglie in accrescimento. Sulla vite tali punture ostacolano il flusso della linfa e provocano, nelle foglie in accrescimento, la necrosi con ingiallimento dei tessuti nei vitigni bianchi e arrossamento nei vitigni rossi, fino a causare il disseccamento e la caduta delle foglie.

Le alterazioni cromatiche e il disseccamento compaiono solo dopo parecchio tempo (2-3 settimane) dall’inizio degli attacchi, nei casi più gravi si ha il totale disseccamento della foglia e, successivamente, può verificarsi l’emissione tardiva di nuovi germogli.

Questo insetto ha avuto un forte sviluppo nei mesi estivi in tutto l’areale del Val di Noto, nei nostri vigneti ha tardato la diffusione rispetto ad appezzamenti limitrofi, ma è giunto anche qui sviluppandosi stranamente nei vigneti più esposti e non quelli di fondo valle che di solito sono i più vulnerabili perché più umidi. Per contenerne lo sviluppo abbiamo trattato tre volte le nostre viti con olio di neem. Si tratta di un insetticida naturale ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi di Azadirachta, un repellente che allontana gli insetti ed evita che mangino le foglie della pianta, in grado inoltre di inibire la crescita dei parassiti.

Gli effetti della cicalina, anche nei casi meno gravi, sono inevitabili: le foglie delle viti colpite limitano la loro funzione di fotosintesi, tardando così la maturazione delle uve e portando a valori di zuccheri molto più bassi rispetto alla media degli anni passati. L’aspetto positivo è stato nelle rese delle uve e soprattutto nella loro sanità, sempre eccellente.

La prima vigna che abbiamo vendemmiato è stata Fondo alla Palma, raccolta il 13 Agosto, questo appezzamento non ha avuto alcun attacco da parte della cicalina e ha maturato regolarmente. La raccolta delle uve è ripresa dal 23 agosto rispettivamente con lo chardonnay e il moscato, prima per il Muscatedda e subito dopo per il passito, rimaste sui graticci al sole fino al 7 settembre. Dopo le fermentazioni abbiamo trovato vini di bella beva, salati, con aromi fragranti, delicati e senza alcun eccesso estrattivo.

La vendemmia dei nero d’Avola è iniziata il 20 settembre con la vigna del Parrino, il 28 settembre abbiamo raccolto le uve per il Rosa Nera e il Coniglio, il 29 e 30 il Lenza Lunga. Nel mese di ottobre abbiamo raccolto gli ultimi appezzamenti: l’Archimede, il Don Paolo e il Conca. Le uve erano tutte molto sane, turgide, senza alcuna presenza di acini appassiti, i vinaccioli ben lignificati. Ad eccezione della vigna dell’Archimede (da cui abbiamo raccolto l’equivalente di appena duemila bottiglie da un ettaro e mezzo di vigna), quasi tutti i vigneti si sono allineati in termini produttivi alla media delle vendemmie passate. Le macerazioni sono durate mediamente una ventina di giorni, le fermentazioni sono state più lente ma costanti e regolari. I mosti in fermentazione presentavano ottimi profumi senza alcun problema di riduzione. 

Questa particolare vendemmia mi ha spinto ha produrre più rosato. Le uve si prestavano a questa tipologia di vino: poco colore, poca gradazione alcolica potenziale, bel frutto e freschezza, così ho deciso di dedicare una parte della vigna del Coniglio (da cui si ottengono Nero d’Avola molto fruttati, con tannini impercettibili) proprio al Rosa Nera. Il mosto del rosato della vendemmia 2022 ha fermentato molto lentamente in barrique di ciliegio selvatico, frassino, gelso, rovere e perfino in due anfore di terracotta. Contenitori in cui sosterà sino a dicembre, quando uniremo la massa del vino in un’unica vasca di acciaio sino all’imbottigliamento.

Riguardo ai vini rossi la vendemmia ci ha portato differenti sfumature. Nello specifico: la vigna dell’Archimede ha dato conferma della densità e dello spessore di cui sono capaci le viti più vecchie. La vigna del Parrino si distingue come sempre dalle altre, il vino gioca tutto sull’eleganza, sulla tensione e sul frutto, pieno. Il Conca ha dato un vino molto sapido e minerale con un’importante freschezza. Il Lenza Lunga, il Coniglio, il Don Paolo e il Don Pasquale, diversi tra loro ma con una comune impronta, hanno dato vini più esili, con meno struttura e un bel frutto croccante. Nessun Nero d’Avola della vendemmia 2022 delle nostre vigne supera i 12,5% di alcool ma ognuno di essi ha mantenuto la stilistica tipica del vigneto: le freschezze e il frutto nitido fanno da padrone e in nessun vino prodotto si trovano note di uva cotta o passita.

La vendemmia era partita con grandi prospettive sin dall’inizio della stagione, l’ostacolo della cicalina ha rallentato le maturazioni allungando leggermente il periodo di raccolta ma senza arrecare problemi alle uve. Sono fiducioso sulle evoluzioni dei vini di questa vendemmia, seppur più esili e con meno corpo sono convinto che doneranno in maniera più gentile le tipiche sfumature minerali dei suoli calcarei di contrada Buonivini.

Grazie, a presto,
Pierpaolo Messina