Ciao
Nel corso dell’anno mi capita di rispondere spesso a una domanda, tanto da parte di operatori che di appassionati: “perché non produci uno spumante?”. Il vino – non mi stancherò mai di dirlo – è un prodotto culturale. Il rischio, oggi che i consumi sono molto cambiati e il nostro legame con il vino è meno saldo di un tempo, è che questo diventi più un prodotto meramente commerciale che di cultura di un territorio.
Sono sempre stato un amante degli spumanti, in particolar modo dello Champagne. Proprio per questo ho visitato più volte quella bellissima zona: volevo capire bene come fosse prodotto e che caratteristiche doveva avere uno spumante per arrivare a quel livello qualitativo e di piacevolezza.

Una foto dal mio viaggio in Champagne del 2014
Il mio primo viaggio risale al 2009. In quell’occasione visitai diverse maison, per lo più grandi aziende in cui l’approccio enologico era più marcato di quello vitivinicolo. Ricordo alcune delle tante domande che ponevo durante ogni visita ma alla fine tornai a casa con ben poche risposte. Il secondo viaggio, nel 2014, fu più proficuo: conobbi prima ancora di partire alcuni piccoli produttori con una filosofia più vicina alla mia (agricoltura biodinamica, vinificazioni naturali, etc.). I compagni di quel bel viaggio erano sommelier e proprietari di importanti locali di Roma, fu grazie a loro che riuscimmo a visitare realtà anche importanti, e l’attenzione che c’era nei nostri confronti durante le visite era molto professionale. Abbiamo visitato ben ventidue aziende tra piccoli artigiani e grandi brand dello Champagne, e siamo sempre riusciti ad assaggiare campioni da vasca o da botte. Lì ho iniziato a capire meglio.
Ho osservato con attenzione la campagne della Champagne, dalla Montagne de Reims alla Côte des Blancs, i vigneti e non solo. L’approccio alla viticoltura mi è stato spiegato nel dettaglio, parlando con più enologi ho capito cosa si cerca, quali sono problematiche più comuni e come si lavora nel gestire il vino “di riserva”. Dopo questi due viaggi sono tornato in Champagne altre volte, e al tempo stesso ho visitato altre zone dove si producono spumanti come la Franciacorta e la provincia di Trento. È così che sono arrivato a una personalissima conclusione: uno spumante ha senso di esistere solo in un territorio dove non cresce l’olivo.

Se si vuole produrre uno spumante di qualità, e quindi anche di territorio, questo non può che nascere in un luogo caratterizzato da un clima continentale, non mediterraneo. In luoghi come la Champagne i vini sono tesi, sapidi e quasi carenti di profumi, con la rifermentazione in bottiglia e la permanenza sui lieviti questi si arricchiscono di gusto e di aromi che non vi sono quasi mai nel vino di origine. Un vino prodotto in un contesto mediterraneo è già di per sé ricco di profumi e di aromi, non necessita di un’ulteriore lavorazione per ampliare ed esaltare la sua complessità, cosa che anzi potrebbe renderlo poco elegante. Oggi molti produttori della mia regione si sono cimentati nella produzione di vini spumanti con risultati anche interessanti. Vini che però non riesco a vedere come prodotti nati per esaltare un percorso di ricerca sul territorio, quanto per soddisfare esigenze commerciali.
Credo che oggi esistano sempre più vini DEL territorio, e che al tempo stesso sia sempre più difficile distinguere e individuare veri vini DI TERRITORIO. Anche questa, credo, è una delle cause che contribuiscono alla crisi del vino contemporanea.
A presto,
Pierpaolo Messina